Orvieto sorge su un ripiano tufaceo dalle pareti ripidissime. Essa è un’antica città etrusca che sorgeva nei pressi di un famoso santuario, il Fanum Voltumnae, meta ogni anno degli abitanti dell’Etruria che vi si recavano per celebrare riti religiosi, giochi e manifestazioni. Invasa e distrutta dai Romani nel 264 a.C., la sua popolazione fu costretta a lasciare la città rifugiandosi a Volsinii Novi (l’odierna Bolsena). Il centro rinacque nel Medioevo con il nome di Urbs Vetus (da cui l’attuale nome Orvieto). Il limite fisico della rupe non ha mai permesso una normale espansione della città, al punto che essa è stata costretta, nel tempo, a sovrapporre le varie fasi della sua crescita secondo una stratificazione non sempre facilmente ricostruibile. Esiste anche una Orvieto ipogea, cioè una “città sotterranea” ricavata nella roccia tufacea, caratterizzata da camminamenti e cunicoli con opere d’arte idrauliche e pozzi (la maggior parte di questi risalgono al periodo etrusco). Queste cavità si sviluppano in intricati percorsi, che si collegano alle profonde cantine a più piani, tipiche della città, scavate in ogni epoca per la lavorazione e la conservazione, a temperatura costante, del famoso vino d’Orvieto. Tra le opere d’arte più pregevoli della città va ricordato il Duomo, capolavoro dell’architettura gotica italiana, la cui suggestiva facciata è decorata da una grande serie di sculture e bassorilievi realizzati dall’architetto senese Lorenzo Maitani. Di grande bellezza è anche il Pozzo di San Patrizio, un vero e proprio capolavoro di ingegneria costruito nel Cinquecento per rifornire di acqua la città in caso di assedio o di calamità: al suo interno esso si sviluppa in due rampe elicoidali a senso unico, completamente autonome e servite da due diverse porte, che consentivano di trasportare con i muli l’acqua nel centro abitato. Forse per la sacralità e il senso del magico che accompagnano le cavità profonde nell’immaginario collettivo, i turisti moderni sono soliti gettare in questo pozzo monetine come buon auspicio per potervi tornare di nuovo.